Addio ai ghiacciai di montagna: oltre il 65% scomparirà con +1,5°C di riscaldamento globale
Superando la soglia di 1.5 gradi nel riscaldamento globale oltre il 65% dei ghiacciai di montagna scomparirà. Se il riscaldamento dovesse mantenersi su questa soglia, serviranno comunque da secoli a millenni per il ripristino delle dimensioni originarie.

Ricercatori dell’Università di Bristol e di Innsbruck hanno presentato a inizio settimana i risultati (tutt’altro che incoraggianti) di un importante studio sull’evoluzione futura dei ghiacciai di montagna presenti su tutto il globo terrestre.
Il loro studio è apparso sulla rivista Nature Climate Change in un articolo a prima firma della ricercatrice Lilian Schuster dell'Università austriaca. Usando il pionieristico modello OGGM - Open Global Glacier Model - il team di ricercatori ha simulato l’evoluzione passata e futura di (quasi) tutti i ghiacciai del mondo.
Ma prima di entrare nel dettaglio, facciamo una breve sintesi su dove si trova il ghiaccio sulla superficie terrestre.
La criosfera, ossia la parte ghiacciata della superficie terrestre
Il ghiaccio sul nostro pianeta è presente sotto forma di banchisa e di ghiacciai continentali
- la banchisa (chiamata “sea ice” in inglese) si forma in seguito al congelamento dell’acqua marina ed è uno strato di ghiaccio galleggiante.
- i ghiacciai continentali si suddividono in ghiacciai delle calotte polari (chiamati “ice sheet” in inglese), i quali si formano sulla terraferma delle calotte polari, e ghiacciai montani che si formano nelle catene montuose.
Mentre la banchisa si forma in seguito al congelamento dell’acqua marina, i ghiacciai continentali (sia delle calotte che montani) si formano in seguito alle precipitazioni nevose che si sono accumulate nel corso di milioni di anni e che, a motivo del loro peso, si compattano fino a produrre uno strato di ghiaccio.
Il presente studio prende in considerazione i ghiacciai di montagna che a causa del riscaldamento globale ogni anno riversano in mare circa 400 miliardi di tonnellate di acqua dolce.
Cosa mostrano le simulazioni
Nelle simulazioni eseguite dal team di ricerca si considera come scenario più estremo quello in cui il riscaldamento globale superi la soglia di 1.50C rispetto all’epoca pre industriale (il che è già avvenuto la scorsa estate del 2024), raggiunga i 30C intorno al 2150 per ritornare alla soglia di 1.50C entro il 2300.

In questo scenario, come intuibile, i ghiacciai montani se la passerebbero molto peggio che se il riscaldamento si stabilizzasse sulla soglia degli 1.5°C.
Con un riscaldamento non superiore a 1.5°C sappiamo già che, qualunque azione di mitigazione del riscaldamento venisse intrapresa, il 35% dei ghiacciai si scioglierebbe.
Superando questa soglia, un ulteriore 16% verrebbe sciolto entro il 2200 e un ulteriore 11% entro il 2300.
Altro aspetto che viene fuori dalle simulazioni è che, nell’ipotesi in cui il riscaldamento ritornasse ad essere non superiore a 1.50C, per i ghiacciai più grandi servirebbero da secoli a millenni per ripristinare il loro stato originario, mentre per i più piccoli, come quelli delle Alpi, il ripristino avverrebbe non prima del 2500.
Conseguenze dello scioglimento
Altro aspetto rilevante dello studio riguarda le conseguenze dello scioglimento per tutte le popolazioni che vivono a valle dei ghiacciai. Questi sono preziose riserve di acqua che alimentano con il loro scioglimento le falde acquifere e garantiscono acqua durante le stagioni estive.
La quotidianità in questi vasti bacini di popolazione è fortemente legata proprio dal flusso delle acque di scioglimento.
Quando i ghiacciai si sciolgono, rilasciano temporaneamente più acqua, un fenomeno noto come "acqua di picco" (peak water). Se i ghiacciai dovessero rigenerarsi, ricomincerebbero a immagazzinare acqua sotto forma di ghiaccio, il che significa che scorrerebbe meno acqua a valle. Questo effetto viene chiamato "acqua di valle", in contrapposizione all'acqua di picco.

Sulla base delle simulazioni circa la metà dei bacini studiati sperimenterà (negativamente) una qualche forma di acqua di valle dopo il 2100, il che si manifesterà come crisi idrica per quelle popolazioni.
Il Dott. Maussion ha affermato: "Superare la soglia di 1.5°C, anche temporaneamente, produce la perdita dei ghiacciai per secoli.
Il nostro studio dimostra che gran parte di questo danno non può essere semplicemente riparato, anche se le temperature in seguito tornassero a livelli più sicuri. Più a lungo rimandiamo i tagli alle emissioni, più graveremo sulle generazioni future con un cambiamento irreversibile".
Riferimenti allo studio
Schuster, L., Maussion, F., Rounce, D.R. et al. Irreversible glacier
change and trough water for centuries after overshooting 1.5 °C.
Nat. Clim. Chang. (2025). https://doi.org/10.1038/s41558-025-02318-w